A poco meno di un mese dal parto, Aurora Ramazzotti si apre ai suoi followers raccontando la sua vita quotidiano e criticando i vari consigli indiscreti (e non richiesti) ricevuti prima e dopo il parto.

“In gravidanza ero molto stanca. Quasi ogni volta che qualcuno mi chiedeva come stessi e lo dicevo la risposta era: <Ahhh vedrai vedrai>, <Sarai ancora più stanca dopo!>. È passato quasi un mese e sto ancora aspettando di sentirmi più stanca che in gravidanza come mi dicevano.

La paura del parto

“A ridosso del parto – racconta Aurora – mi chiedevano se avessi paura. Io non ne avevo molta, forse stupidamente, e fino all’ultimo ho voluto pensare che sarebbe andato tutto liscio. Che sarebbe stato bello. Rispondevo sempre di no, che volevo pensare positivo. E sentivo una quantità di storie catastrofiche non richieste da far venire il mal di testa a chiunque. Il mio parto è stato molto complicato, ma lo ricordo comunque come uno dei momenti più incredibili della mia vita.
Ora, quando mi chiedono come sta il mio bimbo rispondo <bene è bravissimo!>. Nove volte su dieci la reazione è: <ahh vedrai vedrai, all’inizio sono tutti bravi. È dopo il problema!>”.

Una bacchettata a chi ha pensieri negativi

“Nessuno si tiene la propria esperienza negativa per sé. Come se ogni esperienza debba essere necessariamente la stessa. E come se ci fosse qualcosa di confortante nel sapere che qualcun altro possa vivere il suo stesso disagio.
Una cosa che tutto questo mi ha insegnato è avere rispetto della delicatezza di certe situazioni. Non ci avevo mai pensato prima, finché non lo provi non lo sai, ma ora prima di raccontare la mia esperienza a qualcuno che ancora deve attraversare quella fase mi accerto sempre che quel qualcuno sia pronto ad accoglierla. Perché non sai mai quali paure il tuo interlocutore possa avere. Nella delicatezza di certe cose meglio essere sicuri. Solo un pensiero. Dalle esperienze si trae insegnamento. Il mio è stato chiedermi “chissà se questa cosa la faccio anche io” e dopo averci fatto caso spesso mi becco a farlo ancora. Ma pian piano si impara”.

Di Antrace

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